La Fillea Cgil è al fianco degli studenti universitari di Perugia, che nel pomeriggio di ieri hanno protestato di fronte alla sede della Regione, con striscioni e tende piantate in segno di dissenso.
Le studentesse e gli studenti stanno sollevando la questione dell'emergenza abitativa a livello nazionale,e ora anche in Umbria. A motivare la protesta, l'assenza di politiche governative efficaci e le difficoltà ad affrontare l'aumento del costo degli affitti con notevoli ripercussioni sulle loro possibilità di godere a pieno e al meglio del diritto allo studio.
L’emergenza abitativa attuale, come si sottolinea in una nota della segreteria nazionale della Fillea Cgil è il risultato della mancanza di politiche che promuovano città sostenibili ed inclusive, e dell'incapacità e della carente volontà nel garantire a tutti, compresi gli studenti fuori sede, una casa adeguata ed efficiente.
Come già ribadito lo scorso 1 aprile, durante la giornata di mobilitazione nazionale dell'edilizia #Failacosabuona, "abbiamo avviato un'analisi sui ritardi nell'implementazione delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) riguardanti l'obiettivo di creare 60.000 nuovi posti letto entro il 2026, disponibili per gli studenti a partire dalle liste di ammissione al Diritto allo studio".
"É mancato un piano di investimento strutturale per il diritto allo studio", lamentano gli studenti dell'UdU di Perugia, alla lentezza nella ristrutturazione degli immobili ADISU si assommano il mancato riconoscimento del "contributo affitto" per molti ragazzi fra cui pendolari con disagio, e un numero ancora insufficiente di nuovi posti letto per l'anno 2023/2024, pari a un incremento del 30%, secondo quanto dichiarato dalla Regione.
Quella abitativa è un'emergenza che non riguarda soltanto gli studenti e che sta coinvolgendo tutte le più grandi città italiane. Il caro-affitti si aggiunge alle criticità delle residenze universitarie, troppo poche, e alla necessità di regolamentare il mercato calmierando i prezzi delle stanze.
A venir meno è una visione politica in grado di lavorare per trasformare le città, come previsto dal piano europeo Next Generation EU, una politica capace di sfruttare al meglio il patrimonio edilizio già esistente attraverso un meccanismo di riutilizzo e riqualificazione urbana, che ingeneri beneficio economico e sociale alla collettività.