L'edilizia è un settore in continua evoluzione, che richiede competenze, qualificazione e integrazione.
Questi sono i temi al centro del convegno: "Edilizia Multiculturale: la formazione come strumento per l'inclusione dei migranti nel settore edile", organizzato dal Cesf di Perugia in collaborazione con Formedil.
L'evento, che si è svolto oggi a Perugia, presso la sede del Cesf, ha visto la partecipazione di numerosi relatori di spicco tra i soggetti coinvolti nella gestione dei percorsi di integrazione professionale e sociale dei migranti nel settore. Il convegno ha avuto l'obiettivo di presentare i progetti realizzati dal Cesf in Italia e all’estero e di creare un’occasione di confronto sulle sfide e le opportunità che il settore edile offre ai migranti, sia in termini di occupazione che di inclusione.
Laura Galli, coordinatrice dei corsi di formazione Cesf, ne ha presentato in dettaglio le strategie e le metodologie adottate, spiegando come l'obiettivo principale del progetto "Poli integrati per la formazione e la qualificazione professionale e imprenditoriale nelle costruzioni in Palestina e Giordania", finanziato da AICS, attraverso il quale il Comune di Gubbio e il Cesf hanno realizzato un Centro formativo a Ramallah e uno ad Amman, sia stato fornire empowerment attraverso attività formative mirate a qualificare operatori nel settore delle costruzioni, con particolare attenzione alla sicurezza sul lavoro.
Galli ha illustrato il lavoro svolto nei due centri creati in coordinamento con Ance Umbria, analizzando il processo produttivo e formativo in Palestina e Giordania e concentrandosi sulle competenze richieste dal mercato del lavoro. Ha inoltre menzionato il necessario patto di corresponsabilità tra formatori e CESF, che ha permesso di strutturare un percorso di apprendimento dinamico e condiviso, supportando i formatori con modalità di coaching una volta terminata la formazione. Le visite didattiche ed esperienziali in cantiere con gli studenti hanno inoltre contribuito a facilitare e consolidare l'apprendimento.
Oltre alla formazione in loco, Luciano Della Vecchia, presidente dell’ONG Tamat, ha esaminato la formazione pre-partenza, focalizzandosi sull’attività di formazione sul territorio promosse dall’organizzazione all’interno del partenariato così da favorire la migrazione regolare, professionale e civico-linguistica nei paesi di origine. Ha sottolineato l'importanza della cooperazione internazionale e la necessità di trovare soluzioni alternative nel settore professionale, che tengano conto del cambiamento climatico in atto e della necessità di attivare le competenze necessarie.
“I progetti di formazione risultano vantaggiosi sia per i paesi d'origine dei migranti che per i lavoratori stessi e per il sistema Italia” - afferma Annachiara Moltoni, coordinatrice dei progetti internazionali ELIS, enfatizzando il reciproco beneficio e la necessità di qualificare il settore edile in considerazione del saldo demografico negativo e della penuria di manodopera nel nostro Paese. L’ONG ELIS sarà tra l’altro impegnata, in collaborazione con il Cesf, nella creazione di un percorso formativo per 2mila cittadini tunisini in 3 anni, al fine di favorire la loro occupazione nel settore delle costruzioni in Italia.
Sono ben 85 le Scuole edili coinvolte in progetti formativi su scala nazionale, ha sottolineato il direttore Formedil, Stefano Macale, che ha anche evidenziato la capacità dei soggetti coinvolti di calibrare la formazione ai bisogni del territorio.
Un’occasione quella della formazione che è stata colta secondo Nicoletta Zofrea, ANPAL, dal mondo produttivo, attraverso il meccanismo agevolato dell'ingresso extra quota fuori dal decreto flussi.
Un decreto flussi tuttavia insufficiente a fronteggiare la crescente domanda di figure professionalizzate nel settore e che, ha rimarcato Nicoletta Coronella, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, necessiterebbe interventi mirati.
Cristina Raghitta, Filca Cisl e Francesco Sannino, Feneal Uil, hanno condiviso l'urgenza di nuove figure professionalizzate nel settore, evidenziando il percorso e la logica della bilateralità, richiamando inoltre l'attenzione sulle necessarie politiche di accoglienza che devono accompagnare i processi formativi.
“Il ‘Protocollo di Intesa per favorire l’inserimento socio lavorativo di richiedenti e titolari di protezione internazionale e altri cittadini stranieri in condizioni di vulnerabilità’ nasce all’indomani della guerra in Ucraina e ad oggi ha permesso di formare 1000 persone.” spiega Antonio Di Franco, Fillea Cgil e vicepresidente Formedil –“300 di queste sono già state inserite, ma al momento del diniego di rinnovo del permesso di soggiorno, che fine fa quella persona? La legge Bossi-Fini è ampiamente superata, le politiche in materia di immigrazione in Italia vanno riviste, servirebbe una sanatoria già da ieri- rimarca Di Franco nelle conclusioni.
“Va superato il pregiudizio ideologico, traguardando gli obiettivi da qui a 30 anni. Inclusione significa garantire i diritti di cittadinanza, per questo va riconosciuto il valore del lavoro svolto finora, qualificando il settore edilizio e utilizzando la bilateralità come strumento di verifica della sua sostenibilità".