Gli effetti che il cambiamento climatico sta provocando sono ormai evidenti in termini di eventi metereologici estremi e delle cosidette "ondate di calore". Il fenomeno, com'è noto, ha una tale intensità da avere ripercussioni importanti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori, specialmente nei settori più esposti come l'edilizia.
L' obiettivo del seminario: "I cambiamenti climatici e gli impatti sulla salute e sicurezza dei lavoratori – nuovi rischi e strategie", tenutosi questa mattina nella sede della Camera del Lavoro di Perugia e promosso dalla Fillea Cgil Umbria, è stato l'approfondimento del tema del rischio termico sul lavoro, e l'analisi della strategie attuate e da attuare in termini di prevenzione (approfondisci qui).
"Come Fillea Cgil, abbiamo affrontato questa problematica in risposta alle richieste dei lavoratori che quotidianamente ci segnalano le difficoltà di operare in condizioni climatiche estreme o con temperature molto elevate", spiega Elisabetta Masciarri, segretaria generale della Fillea Cgil dell'Umbria. "È parte integrante della nostra funzione sindacale cercare di migliorare le condizioni di lavoro, comprese quelle ambientali, nelle fabbriche e nei cantieri. È evidente che ci sono lavorazioni che comportano naturalmente l'esposizione agli agenti atmosferici, come nell'edilizia, ma esistono molte opportunità di intervento per il miglioramento, a cominciare dalla consapevolezza dei rischi e dalle misure preventive".
Per la prima volta lo scorso anno l'Italia ha registrato una temperatura media di 14°C (dati ISPRA), aumentando di almeno 2°C negli ultimi 40 anni. Il 2022 è stato anche l'anno della più grave siccità degli ultimi 500 anni, con oltre 3 mila eventi climatici estremi registrati in un solo anno e di conseguenza una piovosità in forte calo, anche a livello regionale.
L'Italia come ha ricordato Amedeo Di Filippo, direttore amministrativo dell'Arpa Umbria, è inserita positivamente a livello europeo sotto il profilo degli obiettivi e delle strategie individuati per la transizione ecologica. Mettere a frutto le risorse del Pnrr in tempi rapidi costituisce quindi, ricorda Di Filippo, un moltiplicatore sia a livello di PIL che occupazionale, che non va trascurato.
"Sono circa 5200 gli infortuni sul lavoro annuali collegati ai cambiamenti climatici, secondo il lavoro di ricerca portato avanti dall'Istituto in collaborazione con il Ministero della salute e il Cnr. Le donne sono più sensibili alle variazioni climatiche e risultano più colpiti da casi infortunistici i lavoratori di piccole e medie imprese piuttosto che quelli delle imprese organizzate. Dati forse intuitivi, ma che aiutano ad orientare meglio alcune politiche prevenzionali" ha sottolineato Alessandra Ligi, direttrice Inail Umbria.
Evidenziata inoltre da Roberto Panico, coordinatore regionale dell'Inca Cgil Umbria, l'urgenza di adottare nei luoghi di lavoro soluzioni pratiche, come l'aumento delle pause, anche e soprattutto per evitare il rischio disidratazione, l'utilizzo costante di un abbigliamento adeguato, il controllo degli strumenti lavorativi e la comunicazione efficace e più puntuale sui temi della salute e sicurezza, in modo da favorire una maggiore consapevolezza.
"Non sappiamo cosa la Regione Umbria stia facendo in merito alle risorse del Pnrr, non sono chiare le direttrici politiche regionali in termini di cambiamento climatico, la Cgil propone che le risorse europee siano incentivi strutturali, ma sono aiuti che vanno spesi bene se vogliamo costruire un nuovo modello di sviluppo. Ci vuole programmazione", ha scandito nel suo intervento Gianni Fiorucci, segretario Cgil Umbria.
Un seminario di stringente attualità quello di oggi anche in relazione alla tragica morte sul lavoro di un operaio a Lodi nella giornata di ieri, morte causata da un malore dovuto all'ondata di calore eccessiva.
"La percezione del rischio da colpo di calore non c'è nei luoghi di lavoro, ed è un problema culturale", sostiene Giulia Bartoli, segretaria nazionale della Fillea Cgil, nel suo intervento conclusivo.
"Il D.lgs 81/2008 in materia di salute e sicurezza sul lavoro va aggiornato e integrato rispetto al fenomeno del cambiamento climatico e delle buone pratiche (approfondisci qui). La formazione dei lavoratori e dei soprattutto dei datori di lavoro sul tema va incentivata e diffusa, per sensibilizzare sulle misure di prevenzione e protezione da adottare.
La sostenibilità ambientale è infatti anche sostenibilità sociale e lavorativa - prosegue Bartoli - Non si può affrontare la transizione ecologica solo sotto il profilo economico. È necessario invece considerare tutti gli aspetti che concorrono al benessere delle persone e delle comunità. La bilateralità e la contrattazione sono in questo strumenti fondamentali per garantire condizioni di lavoro dignitose e sicure, anche in presenza di fattori climatici avversi ".
e per maggiori informazioni sulle misure da adottare per gestire in sicurezza il rischio caldo: