Dopo il gravissimo incidente sul lavoro di Firenze, come spesso accade, passata l'ondata di sdegno, per qualche giorno i media manterranno alta l'attenzione: la politica, sulla spinta dell’opinione pubblica, continuerà a discuterne e, almeno in apparenza, ad avanzare proposte. Poi, spenti i riflettori, tornerà nuovamente ad occuparsene in occasione delle prossime vittime.
Così, l'impotenza e la rassegnazione finiscono per prevalere e le stesse misure che vengono prospettate, oltre che sproporzionate, rischiano di risultare per lo più velleitarie e inefficaci. La strada migliore che riteniamo debba essere seguita in tali frangenti è innanzitutto quella di “lavorare in tempo di pace” prendendo spunto dalle buone pratiche messe dagli attori che, con diverse responsabilità, operano quotidianamente nel campo dell’edilizia.
Si ricorderà a esempio che, dopo il terremoto del 1997, istituzioni, associazioni datoriali e dei lavoratori delle costruzioni dell’Umbria, dettero vita ad alcune importanti innovazioni come il DURC e il DURC-congruità successivamente recepite dall'ordinamento nazionale. In tutto il lungo e complesso processo ricostruttivo durato oltre 15 anni, si verificarono pochissimi incidenti e zero morti. Ma soprattutto, l'Umbria dimostrò al resto del Paese che qualcosa di buono e di concreto si poteva fare.
Riteniamo ancora che quella sia la via migliore da percorrere. Così, nel 2021 dopo il terremoto del 2016/2017, con la ricostruzione entrata nel vivo, fu promosso un nuovo protocollo di legalità al quale aderirono Prefettura, Commissario Straordinario, Associazioni sindacali e datoriali oltre alle principali istituzioni come la Regione. Scopo dell'intesa era, tra gli altri, quello di controllare in tempo reale la rilevazione delle presenze tramite un badge elettronico, la compilazione in automatico del settimanale di cantiere, la formazione dei lavoratori tramite gli Enti bilaterali, ecc.
Non ci risulta, purtroppo, che le misure che le parti avevano peraltro l'intenzione di adottare anche per i cantieri del PNRR, siano state implementate a più di due anni di distanza. Ed ancora, nell'ambito del Tavolo Regionale delle Costruzioni abbiamo recentemente discusso le modifiche alla legge per l'aggiornamento dell’elenco delle imprese da invitare alle procedure negoziate per gli appalti sotto la soglia di rilevanza comunitaria.
Queste ultime, alla luce del nuovo Codice, rappresentano la grande maggioranza dei nuovi affidamenti. In quella sede, come associazioni sindacali, abbiamo proposto un pacchetto di criteri omogenei per la selezione degli operatori da invitare senza dover ricorrere ogni volta a meccanismi arbitrari o casuali come il sorteggio il quale, come sappiamo, costituisce prassi irrazionale tipica di un atteggiamento burocratico-difensivo ormai imperante, oggi peraltro non consentita se non in casi particolari.
Alcune di queste proposte, sono state mutuate dalla ricerca – peraltro mai portata a conclusione - avviata nell’ambito di un gruppo di lavoro costituito all’interno del Comitato di Indirizzo del CESF. Tali criteri, intendevano premiare la consistenza operativa delle imprese apprezzando quelle stabilmente attive; la riduzione dei potenziali impatti territoriali delle attività di cantiere e la stabilità della loro dimensione organizzativa; il radicamento sul territorio assumendo come indicatore l’anzianità di iscrizione e il numero di iscritti alla cassa edile e la capacità operativa diretta privilegiando le imprese che eseguono le lavorazioni in proprio, ricorrendo limitatamente alla pratica del subappalto.
Altri criteri si proponevano di introdurre appositi indici di incidentalità. Si tratta di idee che, certamente, avrebbero potuto forse essere meglio definite e precisate, ma che potevano contribuire a contrastare gli incidenti sul lavoro orientando la scelta degli operatori da invitare verso le migliori imprese operanti a scala regionale. Non ci interessa in questa sede sollevare polemiche, ma nessuna di queste nostre proposte sembra essere stata adeguatamente recepita.
Viene da chiedersi a cosa serve organizzare un’assemblea così ampia e rappresentativa come il Tavolo Regionale delle Costruzioni, se poi le idee e le proposte avanzate non vengono quasi mai accolte. Ed allora, se vogliamo davvero contribuire tutti insieme a questa grande battaglia di civiltà, cercando di valorizzare le imprese migliori, perché questa condizione può rappresentare un antidoto efficace, prendiamo spunto da ciò che abbiamo già sperimentato con successo, partendo dalle migliori pratiche, perché questa è la strada per perseguire, oltre la qualità del risultato finale, anche la stessa sicurezza dei lavoratori.
Elisabetta Masciarri, segretaria generale Fillea Cgil Umbria