Un viaggio nel mondo del mestiere del muratore, un viaggio da “esploratrice partecipante” quello condotto da Francesca Biscioni, funzionaria della Fillea Cgil Umbria che si è recentemente laureata in Beni Culturali con una tesi dal titolo “Manualità transnazionali. Etnografia in un cantiere edile”.
Il suo lavoro si apre analizzando l’etimologia dei termini "edile" e "muratore" per ricostruire la storia di questo mestiere attraverso le diverse epoche e culture arrivando alle conquiste sindacali del Novecento, anni di grandi lotte e manifestazioni, come quelle che portarono nel 1949 alla nascita del Piano del Lavoro per superare i tragici effetti della Seconda Guerra Mondiale o alla manifestazione dei lavoratori edili del 9 ottobre 1963 a Roma contro la serrata decisa dai costruttori, uno sciopero e una mobilitazione partecipatissima dai lavoratori stanchi di essere sottoposti al caporalato, pagati a cottimo, esposti al rischio di incidenti spesso mortali, una manifestazione in cui furono numerosi gli arresti e i feriti.
La narrazione si sviluppa, esplorando con cura l'evoluzione temporale del lavoro edile, con particolare attenzione alle migrazioni e alla crescente e attuale presenza di lavoratori stranieri nel settore.
Seguendo il lavoro dell’operaio Sammy in un cantiere edile giorno per giorno, Biscioni prende appunti in un diario, strumento essenziale nell’ambito di una ricerca etnografica. ” Mi sono trovata ad indagare su come un uomo possa, attraverso la sua arte, far parlare di sé un oggetto che costruisce, di come il suo lavoro venga ricompreso nella politica di un paese e del modo in cui il suo operato viene percepito dalla società” spiega l’autrice.
La tesi utilizza infatti la tecnica dello shadowing, che in antropologia consiste nel seguire una persona o un gruppo di persone per un periodo di tempo, osservando le loro attività, interazioni, comportamenti e discorsi ed è fondamentale l’aspetto quantitativo dell’analisi per vederne poi quello qualitativo.
Lo scopo è infatti, comprendere il punto di vista, la cultura e il contesto degli attori sociali studiati, provando a vedere il mondo con gli stessi occhi. Per farlo, servono partecipazione attiva e riflessiva da parte del ricercatore e la capacità di stabilire una relazione di fiducia con chi diventa fonte di informazioni, capacità di adattarsi alle diverse situazioni e registrare le impressioni ed esperienze con puntualità, partendo da una visione ampia per poi focalizzarsi sui dettagli più minuti.
“Pur essendo soltanto “l’ombra”, shadow appunto, di un uomo, mi sono trovata in realtà all’interno di una gigante matrioska, sommersa da tanti patrimoni culturali materiali e immateriali, alcuni percepiti dalle persone e dalla società, altri completamente ignorati se non addirittura molte volte respinti, come il lavoro che tanti immigrati come Sammy, con dedizione, offrono alla collettività”.
In Umbria la percentuale di lavoratori edili stranieri supera o tocca il 50% del totale. I lavori per la ricostruzione del dopo sisma e il Superbonus 110 hanno accentuato questa richiesta di occupazione che spesso non trova riscontro culturale.
“Il lavoro è ad oggi, sempre più frammentato, disgregato e precario. - sottolinea la funzionaria Biscioni - In questo contesto, l'edilizia assume un nuovo ruolo, in cui il lavoro manuale e ripetitivo lascia spazio, in alcuni casi, alla progettazione, all'autonomia personale e alla creatività dell'homo faber, che però deve affrontare le condizioni di sfruttamento imposte dal capitalismo, come la logica degli appalti a cascata, il caporalato e il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori. La battaglia per la legalità (anche contro le mafie) è la sfida che il lavoratore edile del XXI secolo deve vincere. Per questo motivo è importante capire i loro bisogni e le loro aspettative”.
Il lavoro di Sammy è un patrimonio ed è frutto di competenze acquisite e affinate con la pratica è il risultato di un “sapere”, “un saper fare” e un “fare” che merita osservazione, attenzione e ascolto.
In questa prospettiva dunque, il suo lavoro non si qualifica esclusivamente come il risultato, il prodotto materiale, ma è dato dal valore complessivo della sua opera che esiste grazie alla sua bravura e al suo impegno, bravura e impegno che sono l’esito del contesto, della cultura, delle relazioni, delle esperienze in cui Sammy è stato immerso e che ha maturato nel corso degli anni.
Occorre ripartire dal “sapere della mano”, come lo definisce l’antropologo Giulio Angioni, per trovare quella fusione irripetibile tra risorse del territorio e competenze sedimentate nei secoli, così da far emergere dalla manualità transnazionale una nuova formula per la socializzazione e l’inclusione.
L’approccio antropologico culturale adottato da Francesca Biscioni sottolinea inoltre, come anche nel settore dell’edilizia l’attenzione e l’ascolto siano strumenti fondamentali per abbattere pregiudizi, come "saper coniugare tecnica ed etica sia una condizione determinante per essere collettività" superando il "silenzio come forma di repressione"(1). In una vita che scorre velocemente e in cui facile è il rischio di perdere il senso di ciò che ci circonda, diventa sostanziale comprendere linguaggi diversi coltivando tempo e spazio e apprezzare il significato del mestiere e degli individui che vi si dedicano.