Il decreto approvato dal Governo, sul blocco della cessione dei crediti, desta notevole preoccupazione per il settore dell'edilizia.
Come Fillea Cgil, la preoccupazione verte su più aspetti: da una parte quello occupazionale, dall'altro quello legato alla riconversione del patrimonio edilizio.
Molte aziende infatti, nate sulla scia delle ristrutturazioni legate ai bonus, dovranno ridimensionare la loro attività, con una possibile drammatica ricaduta sul versante occupazionale. L'edilizia, negli anni post pandemia, ha trainato con un aumento della manodopera occupata: in Umbria infatti, dal 2019, si è registrato un aumento di circa 3mila posti di lavoro.
Un aumento del PIL nazionale, segnato anche grazie al settore, che tuttavia necessita di misure strutturali e ragionate, necessita di contrattazione con le parti sociali.
Sul versante della riconversione, l'Europa si appresta a discutere di efficientamento del patrimonio entro il 2030, ma in Italia si prevede una normativa che va nella direzione opposta, con una misura che blocca, di fatto, le possibili ristrutturazioni per tutta quella fascia di popolazione che vive in abitazioni più povere ed energivore, mentre sarebbe proprio questa la vera riforma da fare, quella di efficientare il patrimonio edilizio "popolare".
Da anni, noi, proponiamo la necessità di cogliere la sfida della transizione green della rigenerazione del patrimonio pubblico e privato, necessità per nulla colta da questo Governo.
La maggioranza dei cittadini vive in case con classe energetica inferiore alla C in zona ad alto rischio sismico.
In Italia si stima che circa il 35% della co2 emessa provenga da vecchi edifici.
Con questo provvedimento invece, solo chi ha già i soldi da anticipare e redditi alti grazie ai quali poter beneficiare delle detrazioni, potrà accedere alle riconversioni green. Una norma per ricchi.
Con questa norma lampo non si affronta nemmeno il nodo dei crediti incagliati, problema che da mesi viene sollevato dalle imprese.
Se poi a questo, si assomma quanto fatto alla Riforma sul nuovo Codice degli appalti, con il tentativo palese di deregolamentazione, che mostra la sua peggior faccia nella liberalizzazione del subappalto, si determinerà una tempesta perfetta a danno della legalità e delle tutele su salute e sicurezza.
Un peggioramento della vita dei lavoratori che quindi passerebbero dalla disoccupazione, dovuta alla chiusura delle imprese edili (causa blocco cessione dei crediti), al rischio di lavorare in aziende con minor tutele e sicurezza (causa subappalto a cascata).
Come abbiamo sempre sostenuto, perché le opere siano di qualità, anche il lavoro deve essere di qualità.
Lunedì sono state convocate dal Governo le associazioni datoriali, ma non quelle sindacali. Questo evidenzia quale pensiero ha questo Governo rispetto al mondo del lavoro.
Crediamo sia opportuno e necessario ascoltare il mondo del lavoro e siamo pronti ad azioni di mobilitazione, fino allo sciopero nazionale.
Elisabetta Masciarri, segretaria generale Fillea Cgil Umbria