L'Inca Cgil esprime profonda preoccupazione per la decisione del Governo di escludere i patronati dall'accesso al Portale Ali, necessario per l'inoltro delle domande di nulla osta al lavoro per i cittadini stranieri. Tale esclusione, avvenuta senza preavviso, rappresenta un cambio di rotta significativo che contrasta con l'accordo istituzionale sottoscritto nel 2007 tra il Ministero dell’Interno e della Solidarietà sociale e gli Istituti di Patronato e tuttora valido. In base a tale protocollo, infatti, i patronati sono stati riconosciuti come soggetti autorizzati a fornire assistenza gratuita in materia di immigrazione.
Nonostante i chiarimenti richiesti ai Ministeri competenti, una recente nota tecnica ha confermato la rimozione dei patronati dall’elenco dei soggetti autorizzati a presentare le istanze. Questa modifica è stata confermata anche durante un incontro con il Ce.Pa, tenutosi alla presenza dei rappresentanti dei Ministeri dell’Interno e del Lavoro. È evidente che questa scelta impedisce ai Patronati di proseguire un’attività di assistenza gratuita che da 16 anni ha garantito supporto nella gestione dei flussi migratori in conformità con le disposizioni normative.
"L'esclusione dall'accesso al Portale Ali ha comportato anche la revoca delle credenziali necessarie agli operatori per svolgere altre operazioni, causando un rallentamento significativo delle attività. - dichiara Roberto Panico, coordinatore regionale dell'Inca Cgil Umbria - Questo si traduce in difficoltà per i cittadini, che ora non hanno la possibilità di esercitare i loro diritti in modo tempestivo ed efficiente'". Panico ha inoltre sottolineato il rischio che tale decisione contribuisca a un progressivo indebolimento dei corpi intermedi, che svolgono un ruolo cruciale nel garantire l'accesso ai servizi pubblici. "Noi, come Patronato Inca, festeggeremo gli 80 anni di attività, ma questa esclusione rappresenta un tentativo di depotenziarci, un fatto che rischia di compromettere il nostro operato e la nostra capacità di assistere i cittadini in maniera gratuita e qualificata".
Panico ha anche espresso preoccupazioni riguardo all'accelerazione della digitalizzazione dei servizi, osservando che non tiene conto delle reali difficoltà che molti cittadini affrontano nell'accedere a piattaforme telematiche. "Molti cittadini non possiedono le competenze adeguate per gestire autonomamente le procedure online, il che può portare a errori e a nuove barriere nell'accesso ai servizi. La semplificazione digitale, se non accompagnata da un'adeguata formazione, può non garantire una maggiore equità nell'accesso ai diritti".
L’Inca Cgil sottolinea come questa decisione sembri favorire solo le categorie private, come i consulenti del lavoro e le associazioni datoriali, che hanno la possibilità di richiedere compensi per servizi che i patronati offrono gratuitamente. Questa esclusione appare tanto più grave in un momento in cui il fabbisogno di manodopera straniera è sempre più rilevante per le imprese italiane.
"Anche se nel nostro Paese c'è bisogno di immigrati per rispondere alla crisi demografica e per soddisfare la domanda di manodopera, manca una seria politica migratoria che favorisca i flussi regolari. Le quote stabilite dai decreti flussi risultano spesso sottoutilizzate, anche a causa di modalità e tempistiche poco pratiche. È un circolo vizioso, - sottolinea Panico - che rispecchia le criticità della legge Bossi-Fini, che rende difficile la conversione dei permessi di soggiorno, aumentando così il rischio di sfruttamento e di marginalizzazione per i lavoratori stranieri".