Di lavoro si continua a morire. Nella Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, ricordare quanto ancora ci sia da fare in termini di sicurezza e prevenzione è doveroso e necessario e l’Umbria, come il resto del Paese, è costretta a fare i conti con numeri che raccontano un dolore ancora troppo presente.
Solo lo scorso anno, nella nostra regione sono stati 10.400 gli infortuni complessivi denunciati all’Inail, con un incremento del 3,9% rispetto all’anno precedente, mentre i decessi, pur registrando un lieve calo, 23 contro i 25 del 2023, continuano a rappresentare una ferita aperta e intollerabile. Preoccupante anche l’aumento delle malattie professionali, cresciute del 18,5%, con 4.454 denunce, in particolare a carico del sistema muscolo-scheletrico, nervoso e uditivo.
Secondo i dati più recenti, nel primo bimestre 2025, in Umbria le denunce di infortunio sono diminuite del 12,9% rispetto allo stesso periodo del 2024: passando da 1.740 a 1.516, con cali più marcati a Perugia (-13,8%) che a Terni (-9,1%). In calo anche gli infortuni in itinere (-39,2%) e quelli in occasione di lavoro (-8,7%).
A colpire negativamente è l’impennata dei casi mortali che, come ha sottolineato la direttrice regionale Inail, Alessandra Ligi, impone cautela e responsabilità: “La flessione degli infortuni ordinari è un segnale incoraggiante, che testimonia l’efficacia degli sforzi profusi in termini di formazione e prevenzione. Ma le morti sul lavoro restano inaccettabili. Servono attenzione continua, investimenti mirati e cultura diffusa della sicurezza”.
Anche le malattie professionali confermano una tendenza all’aumento nel primo bimestre 2025 (+4,2%): 743 denunce contro le 713 dello stesso periodo dell’anno precedente, con una crescita più marcata nella provincia di Perugia (+20,8%) e una contrazione a Terni (-29%).
L’Istituto ribadisce il proprio impegno nella promozione della cultura della prevenzione. Un impegno che si concretizza attraverso iniziative come il Bando ISI 2024, che mette a disposizione per quest’anno 600 milioni di euro a livello nazionale, di cui 10 milioni destinati all’Umbria, per sostenere le imprese che investono in sicurezza, destinando dei fondi specifici all’innovazione tecnologica finalizzata alla riduzione dei rischi.
Nella giornata di oggi, saranno due gli eventi simbolici previsti nell’ambito di un progetto di miglioramento dell’accoglienza presso gli accessi delle strutture del territorio regionale. Nelle sedi Inail di Perugia e di Terni verranno infatti inaugurate panchine in travertino bianco che simbolicamente richiamano l’importanza della prevenzione e della sicurezza nei luoghi di lavoro. “I due arredi esterni - spiega la direttrice Ligi - potranno nel tempo costituire un monito sull’osservanza dei presupposti e delle regole poste a garanzia della sicurezza delle persone e dei lavoratori, e contribuire a mantenere viva la memoria nei confronti dei lavoratori vittime di infortuni lavorativi”.
Non meno importante è l'attenzione dedicata alla formazione e all'inclusione, come avviene attraverso il progetto biennale "Donne sicure in cantiere", svolto in collaborazione con CESF di Perugia e TESEF di Terni, che promuove la presenza femminile nel comparto edile, uno dei più esposti al rischio infortunistico, valorizzando percorsi di formazione, innovazione tecnologica e buone pratiche.
«Il tema scelto quest’anno dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, “Rivoluzionare la salute e la sicurezza sul lavoro: l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione nel mondo del lavoro”, è un invito importante a riflettere sulle potenzialità che le nuove tecnologie offrono nel migliorare la prevenzione, il monitoraggio dei rischi e la protezione delle lavoratrici e dei lavoratori.
Tuttavia – sottolinea Elisabetta Masciarri, segretaria generale della Fillea Cgil Umbria – dall’altro lato resta imprescindibile la necessità di una volontà politica e sociale forte, capace di trasformare i progressi tecnologici in strumenti reali di tutela, e non in meri strumenti di efficienza o risparmio.
La tecnologia da sola non basta: senza una cultura diffusa della sicurezza, investimenti concreti e un’assunzione di responsabilità a tutti i livelli, escludendo la possibilità che i nuovi strumenti digitali possano alimentare nuove disuguaglianze anziché ridurre i rischi.
È su questo terreno – conclude Masciarri – che dobbiamo continuare a impegnarci, affinché salute e sicurezza siano priorità assolute in ogni luogo di lavoro».