La prevenzione del rischio termico nei luoghi di lavoro, specialmente nei cantieri edili dove gli operai sono particolarmente esposti, è una questione di crescente importanza alla luce dei cambiamenti climatici e dell'aumento delle temperature medie globali.
"È urgente un’azione legislativa da parte del Governo per affrontare la problematica persistente dell'emergenza legata al caldo estremo - dichiara la segretaria generale della Fillea Cgil Umbria, Elisabetta Masciarri - È essenziale modificare le attuali misure organizzative e di sicurezza per coloro che lavorano all'aperto, per ridurre significativamente il pericolo di colpi di calore e di incidenti, che possono risultare fatali, nonché il rischio di malattie professionali legate all'esposizione prolungata al sole. La Fillea Cgil ha già richiesto, un mese fa, un'azione legislativa immediata per tutelare la salute dei lavoratori in condizioni di calore intenso. Nonostante lo stanziamento governativo di 8,6 milioni di euro nel 2023 per sostenere i lavoratori in condizioni di stress termico, la continuità di tali eventi climatici richiede, come già sottolineato unitariamente a Filca e Feneal regionali, una riflessione sull'urgenza di adottare misure strutturate e non più emergenziali".
Durante i mesi più caldi, le aziende possono utilizzare la Cassa Integrazione Guadagni se le temperature superano i 35 gradi. Questo tipo di integrazione esiste da tempo per eventi meteorologici come pioggia e grandine e dal 2016 include le alte temperature. Tuttavia, la procedura deve essere avviata dal datore di lavoro e spesso questo non accade perché, ad esempio, nel settore edile si cerca di rispettare le scadenze delle commesse in tempi stringenti. Per questo è fondamentale il ruolo degli RLS, per sollecitare le aziende a tenere incontri urgenti, per negoziare le necessarie modifiche temporanee all'organizzazione del lavoro, riorganizzando turni e orari e, quando necessario, sospendendo le attività. Il decreto legge Caldo del luglio scorso ha ampliato temporaneamente l'accesso alla cassa integrazione per gli edili e agricoli, senza conteggiarla nei limiti previsti, ma questa norma è scaduta a dicembre. Ora la cassa integrazione per eventi meteo è di nuovo conteggiata nel massimale previsto di 52 settimane, limitando così la sua adozione.
Si rende invece quanto mai necessaria una riforma legislativa comprensiva e duratura che garantisca agli operai del settore edile e lapideo l'accesso alla cassa integrazione in caso di eventi climatici estremi, senza essere limitati dalle attuali 52 settimane massime. Questo cambiamento offrirebbe protezioni automatiche a tutti i lavoratori, sia dipendenti che autonomi, e costringerebbe le aziende a rivedere gli orari e i carichi di lavoro, attraverso accordi specifici con le Rsu e le Organizzazioni sindacali, prestando particolare attenzione alle piccole imprese, dove è difficile raggiungere tali accordi. Occorre favorire gli investimenti in nuovi dispositivi adatti alle temperature elevate e stabilire linee guida comportamentali per riconoscere i rischi associati. "Per agevolarne l'adozione, è essenziale garantire che, nei contratti pubblici, questi dispositivi siano inclusi nei costi per la sicurezza e che possano essere separati dai costi dell'offerta – sottolineano Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil dell'Umbria nel comunicato congiunto – La tutela delle persone dipende da un lavoro di qualità, che significa aziende corrette che investono nel lavoro e nel loro futuro per realizzare opere moderne e funzionali".
Il recente rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), intitolato "Garantire la salute e la sicurezza sul lavoro nel contesto dei cambiamenti climatici", rivela che oltre il 70% della forza lavoro mondiale è esposta ai rischi legati ai cambiamenti climatici. Secondo l'OIL, più di 2,4 miliardi di lavoratori, su un totale di 3,4 miliardi, sono a rischio di esposizione a calore eccessivo. Questa percentuale è aumentata dal 65,5% nel 2000 al 70,9% nel 2020.
L’OIL stima che ogni anno si perdano quasi 19.000 vite e oltre 2 milioni di anni di vita corretti per la disabilità a causa degli infortuni sul lavoro attribuibili al caldo eccessivo. Inoltre, circa 26,2 milioni di persone nel mondo soffrono di malattie renali croniche legate allo stress termico sul lavoro.
La convergenza tra azioni di mitigazione climatica e politiche di salute pubblica può portare a benefici significativi in termini di benessere e riduzione dei costi sanitari, contribuendo anche a preservare l'ambiente per le generazioni future. Per questo occorre investire in programmi di sensibilizzazione e formazione per i lavoratori e i datori di lavoro riguardo ai rischi associati al calore e alle misure di prevenzione che includano informazioni sui sintomi dei colpi di calore, sulle procedure di primo soccorso e sull'importanza dell'idratazione. Occorrono azioni a medio e lungo termine che prevedano anche l’implementazione di tecnologie sostenibili che facilitino il monitoraggio delle condizioni climatiche per l'adeguamento delle attività lavorative in tempo reale. Solo attraverso un impegno congiunto da parte dei governi, delle organizzazioni sindacali e delle aziende si potranno affrontare efficacemente questi crescenti rischi per la salute sul luogo di lavoro.
Per maggiori informazioni:
SCARICA LA GUIDA FILLEA CGIL UMBRIA
e